PIU’ LIBRI PIU’ LIBERI Roma dal 4 all’8 Dicembre. Kaba edizioni – Al3vie Stand F68
PRESENTAZIONI 4 DICEMBRE ORE 14.30 – SALA VENERE
La via del poco di Anna Maria Farabbi
La via del poco non è un’antologia o una miscellanea, non c’è selezione di testi ma la ripubblicazione di opere fuori catalogo con l’aggiunta di testi inediti e di un’intera opera Io sono pane al pane e vino al vino uscita in edizione d’arte non distribuita e quindi pressoché inedita nel mercato editoriale. In tutto si presentano otto opere più inediti. … ho portato il corpo della mia lingua alla mensa del mattino dentro una ciotola di pane duro e acqua di gange mentre le spose bambine pregavano la morte che stavano vivendo accanto ai morti bruciati tra i petali e l’incenso sulle palafitte dei crematori con l’inchiostro ho fatto ho cancellato con la mollica del pane con la voce ho rimboccato le piume delle uccelle malate ho morso il deserto per imparare a tacere ho baciato al volo la creatura cometa e radicato in me la sua luce nel poco di fronte all’amore non ho altro
So solo che il mio canto è un poco. È la mia via. Che la poesia e la mia vita coincidono. Si intrecciano nella via del poco. Una via che ha la vocazione del vento, prossimo al nulla e portatore del tutto. Dopo cinque impronte liriche inedite che si incardinano nel titolo, sorgono in successione cronologica di pubblicazione editoriale otto opere nate nell’arco di venti anni, poco più: dal 1996 al 2022. Apro segnata dall’India, concludo la mia ricerca nei tessuti della terra giapponese. a.m.f.
Le opere: solo il poco è la via, 2022 firmo con una gettata d’inchiostro sulla parete, 1996 fioritura notturna del tuorlo, 1996 nudità della solitudine regale, 2000 la magnifica bestia, 2007 segni, 2007 la luce esatta dentro il viaggio, 2008 il filo della carovana di sale e i miei dieci nodi, 2018 io sono alla poesia come pane al pane e vino al vino, 2021 Al3vie in coedizione con pièdimosca edizioni
Presentazione del libro Stellezze di Paola Febbraro a cura di Anna Maria Farabbi(Al3viE e Piédimosca).Sergio Rotino e Loredana Magazzeni ne parlano con la curatice
L’essenza di Paola Febbraro è composta, secondo me, da due semi potenti: la sua interità di creatura immersa totalmente nella poesia, fuori da qualunque mercato, commercio, compromesso letterario; e il suo orecchio assoluto, insonne, inquieto, tragico e tenerissimo e, allo stesso tempo, sensibile e irritabile fino allo spasimo e alla contrazione. (…)
Sempre, forte attenzione al vocabolario e alla lingua, intesa come patrimonio organico, con l’intento di declinarla in modo nuovo, al femminile, attraverso una cultura interiore che si riappropria lentamente e poeticamente di un’identità profonda, arcaica, originale. Anche, soprattutto, vivendola nella scansione di un tempo quotidiano, volendo mettere in discussione abituati comportamenti e usi linguistici.
Dall’introduzione di Anna Maria Farabbi
Paola Febbraro è nata il 9 gennaio 1956 a Marsciano, in provincia di Perugia. Muore il 22 maggio 2008, a Roma. Tra le sue pubblicazioni in poesia ricordiamo Turbolenze in aria chiara, con cui è stata finalista del Premio Laura Nobile nel 1993; A fratello Stefano (La Volpe e l’Uva, 2000); La Rivoluzione è solo della Terra (Manni, 2002), vincitrice Premio Renato Giorgi. Tra le curatele e i saggi segnaliamo: Amelia Rosselli: Lezioni e Conversazioni, per la rivista Galleria nel numero monografico dedicato a Rosselli (48, 1-2, 1997); Ecchime. Antologia sinfonia, antologia di racconti e poesie di Victor Cavallo (Stampa Alternativa, 2003); Dell’io e del tu senza corpo nella poesia delle donne, “progetto-patchwork” sulla scrittura poetica femminile proposto dal Gruppo ’98 poesia di Bologna, 12-30 gennaio 2004. Ha pubblicato racconti sperimentali su Frigidaire e poesie in numerose riviste, ha scritto molti testi per la radio e lavorato come aiuto-regista e drammaturga. Nel 2008 esce postumo per Empirìa Turbolenze in aria chiara e nel 2012 per Lietocolle stellezze, qui ripubblicato nella collana Arca per Al3viE e pièdimosca edizioni.
Anna Maria Farabbi poeta, narratrice saggista traduttrice. Dirige la collana Signature per Terra d’Ulivi, la collana Gocce per Kaba edizioni e la collana Arca in coedizione tra Piedimosca e Al3vie.
Loredana Magazzeni vive a Bologna, si occupa di poesia, critica letteraria e storia dell’educazione. Dalla sua ricerca di Dottorato sulla storia dell’educazione femminile è nato: Operaie della penna. Donne, docenti e libri scolastici fra Ottocento e Novecento (2019). Ha co-curato varie antologie di poesie, ha curato l’antologia Audre Lorde, D’amore e di lotta. Poesie scelte (Le Lettere, 2018). È socia della SIL (Società italiana delle letterate) e dell’Associazione Orlando di Bologna.
Sergio Rotino vive e lavora a Bologna, dividendosi fra editoria, radiofonia, docenza in corsi (di scrittura e di formazione) e organizzazione di eventi culturali. Negli anni ha curato varie antologie di narrativa e di poesia. Giornalista senza tesserino per sua scelta, ha collaborato con le pagine culturali di varie testate, fra cui i quotidiani “Il domani di Bologna”, “L’informazione”, “Corriere del Mezzogiorno-Corsera”, “Liberazione” e il mensile “Stilos”. Ha prestato la sua voce alla redazione culturale di Radio città del capo, emittente bolognese (Popolare network) con cui collaborava dalla fondazione.
La magnifica bestia di Anna Maria Farabbi è tra i 21 finalisti selezionati nella XXV edizione del Concorso nazionale di poesia e narrativa “Guido Gozzano”. Opere partecipanti 390.
Sezione A – Poesia edita
1. Anna Maria Farabbi 2. Cinzia Demi 3. Cristiano Poletti 4. Daniela Pericone 5. Danila Di Croce 6. Federica D’Amato 7. Francesco Dalessandro 8. Gabriele Guzzi 9. Gianfranco Lauretano 10. Gino Scartaghiande 11. Luigi Cannillo 12. Marco Aragno 13. Marco Pelliccioli 14. Matteo Meloni 15. Nadia Scappini 16. Nina Nasilli 17. Roberto Rossi Precerutti 18. Rossano Pestarino 19. Sergio Bertolino 20. Silvio Aman 21. Vito Santin
Venerdi 13 settembre 2024 – ore 18:00 presso “Villa Ida” di Cocquio Trevisago (VA) (Via G. Marconi, 1) l’Associazione Culturale Menta e Rosmarino in collaborazione con Al3viE-pièdimosca edizioni organizza un intrattenimento poetico-musicale Maurizio Cucchi, autore tra i principali della poesia contemporanea presenterà il libro Splende il fuoco bianco della parola del poeta e scrittore Stelio Carnevali a cura di Anna Maria Farabbi – Al3viE-pièdimosca edizioni Al maestro Gianni Crugnola è affidato un momento musicale con l’esecuzione di brani classici quale sottofondo alle letture dei testi. Al termine leveremo i calici a… Calliope!
Nell’anniversario della scomparsa della poetessa Paola Febbraro, Al3viE e Pièdimosca hanno mandato in libreria una rinnovata edizione di Stellezze, a cura di Anna Maria Farabbi.
Il titolo della raccolta è un neologismo della stessa poeta, tratto dalla poesia Febbraio 1989:
C’è bisogno di una pioggia magica a Piazza Maggiore a Bologna, una cascata di fiammelle. C’è bisogno di prodigi a Bologna hanno bisogno di sentirsi fulminati dalla loro individualità dalle stellezze.
Questa nuova pubblicazione, caratterizzata da un’altissima qualità, è, quindi, un omaggio a una delle voci più originali del panorama poetico italiano. Una voce che continua a risplendere anche dopo la sua scomparsa.
Paola Febbraro e Stellezze
Paola Febbraro, nata a Marsciano (Perugia) il 9 gennaio 1956 e scomparsa a Roma il 22 maggio 2008, ha lasciato un’impronta indelebile con la sua poesia intensa e personale.
Stellezze, pubblicato postumo per la prima volta da Lietocolle nel 2012, raccoglie poesie che rappresentano l’apice del suo percorso artistico. Le poesie qui raccolte sono il risultato di un’incessante ricerca di perfezione, un “corpo a corpo pensante e scrivente”, che testimonia l’assoluta dedizione di Febbraro alla sua arte.
Il paradiso è dove nessuno chiede chi sei e cosa fai. Si sa e si fa altro insieme Il paradiso è dove le domande sul tuo conto sono a forma di lamponi e fragole di bosco.
Il testo è composto da una serie di poesie e di carteggi che squarciano il velo sul lungo e meticoloso lavoro di scrittura di Paola Febbraio, che, spesso, scriveva e riscriveva i suoi versi per raggiungere la versione perfetta per lei. Ci troviamo così dinanzi a un testo denso e ammaliante che ci invita a guardare il mondo in maniera sempre nuova:
Mi chino su fogli alzo lo sguardo e lui il giorno o la città o questo posto o adesso è ogni volta diverso
Uno sguardo rinnovato, a patto di aver coscienza che
si dovrebbe poter rimanere più a lungo senza sapere che fare […]forse è questo il grande impedimento il male del secolo non poterci restare troppo a lungo senza sapere che fare.
Un libro necessario
La ripubblicazione di Stellezze non è solo un tributo a Paola Febbraro, ma anche un invito a riscoprire la sua voce unica e la sua poesia pura e intensa.
Questa edizione curata con amore e rispetto da Anna Maria Farabbi e coraggiosamente edita da Al3viE e Pièdimosca offre a noi che leggiamo l’opportunità di immergerci nel mondo di Febbraro, di percepire la sua passione per la parola e di apprezzare la sua ricerca incessante di espressione autentica.
In un panorama letterario che spesso rischia di dimenticare le voci più delicate e profonde, Stellezze risplende come un faro di bellezza e verità.
Il libro
Paola Febbraro Stellezze Al3viE e Pièdimosca, 2024
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Roberto Russo è nato a Roma e vive a Perugia. Dottore in letteratura cristiana antica greca e latina, è appassionato del profeta Elia. Segue due motti: «Nulla che sia umano mi è estraneo» (Terenzio) e «Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo» (Tommaso da Kempis). In questa tensione si dilania la sua vita. Tra le altre cose, collabora con alcune testate online, è editore della Graphe.it, e tanto tempo fa ha pubblicato un racconto con Mondadori.
Esce, dopo 12 anni dalla prima pubblicazione con Lietocolle, la riedizione di Stellezze di Paola Febbraro curata da Anna Maria Farabbi e accolta nella Collana Arca, diretta dalla stessa.
L’opera, una coedizione fra le case editrici Al3vie e pièdimosca edizioni, ritorna disponibile, con una nuova veste grafica, con scelta consapevole e condivisa da Anna Maria Farabbi, Elena Zuccaccia e Raffaella Polverini, il giorno in cui si ricorda la scomparsa di Paola Febbraro avvenuta il 22 Maggio del 2008.
“L’essenza di Paola Febbraro è composta, secondo me, da due semi potenti: “la sua interità di creatura immersa totalmente nella poesia, fuori da qualunque mercato, commercio, compromesso letterario; e il suo orecchio assoluto, insonne, inquieto, tragico e tenerissimo e, allo stesso tempo, sensibile e irritabile fino allo spasimo e alla contrazione.”
Anna Maria Farabbi dall’introduzione di Stellezze.
C’è bisogno di una pioggia magica a Piazza Maggiore a Bologna, una cascata di fiammelle. C’è bisogno di prodigi a Bologna hanno bisogno di sentirsi fulminati dalla loro individualità, dalle stellezze restando un ceppo di me fioriscono i rami a dismisura riempiendo le pareti dei palazzi decorati per vivere
ti mando la poesia/segno con la quale ho salutato l’anno vecchio per iniziare il nuovo ciclo
Nell’anniversario della scomparsa di Paola Febbraro (Marsciano, Perugia, 9 gennaio 1956 – Roma, 22 maggio 2008), la seconda uscita della collana di poesia Arca, diretta da Anna Maria Farabbi, in coedizione tra due case editrici, Al3viE e Pièdimosca, ospiterà in rinnovata pubblicazione “Stellezze”. La raccolta uscì postuma per Lietocolle, nel 2012, per la cura della stessa Farabbi.
«Bisogna valutare se effettivamente un’opera fuori catalogo sia ancora rieditabile nella sua qualità. Riproporre luce su quest’opera è un dovere e una necessità – dice Farabbi rilasciando una breve intervista. La poesia di Paola Febbraro ha, nel panorama letterario italiano, un’originalità significativa e ancora oggi da approfondire e diffondere. La mia stima nei suoi confronti, il senso di giustizia per la sua ricerca purissima e il mio affetto, hanno costituito negli anni la radice del mio impegno nei suoi confronti. Il nostro incontro fu suscitato da lei. Conosceva la mia poesia. Mi volle incontrare. Nel corso degli anni, quando era in vita, ci siamo incontrate diverse volte, spesso in occasioni da me create per ospitare il suo lavoro. Le poesie in Stellezze sono frutto di un lunghissimo mio lavoro di cura sugli inediti da lei lasciati esplicitamente a me e consegnatemi dalla madre. L’opera contiene la trascrizione delle numerose varianti dei testi editi e inediti: un registro indicativo dell’infinito suo permanente impegno di cesellatura sul verso. Un costante, verticale, corpo a corpo pensante e scrivente. Una tensione assoluta che raggiunge l’inchiostro esatto».
Anna Maria Farabbi, perugina, è poeta, narratrice, saggista, traduttrice, femminista. Tra le sue ultime opere: La via del poco e Il canto dell’altalena. Pubblicazioni di poesia: Adlujè, Dentro la O, Abse, La casa degli scemi. Per la narrativa: Leièmaria, Il canto dell’altalena e la tela di Penelope, Kate Chopin. Per la narrativa per ragazzi: Caro diario azzurro, La notte fosforescente, Ninnananna telamimamma. Per il teatro: La morte dice in dialetto. Dirige la collana Signature per Terra d’Ulivi, la collana Gocce per Kaba Edizioni e la collana Arca in coedizione tra Piedimosca e Al3viE.
Il canto dell’altalena di Anna Maria Farabbi, pubblicato nel 2021 da Al3vie in coedizione con Pièdimosca edizioni, ha vinto il primo premio nella Sezione saggio al 15° Concorso Letterario Città di Grottammare – FRANCO LOI.
Un ringraziamento va alla giuria, ma soprattutto ad Anna Maria Farabbi che sa portare qualità, profondità e spessore nella vita e nelle parole, ovunque queste atterrino. Un grazie anche per il premio vinto lo scorso anno con La via del poco nella sezione poesia.
La cerimonia di premiazione si terrà sabato 4 maggio alle ore 15.30 presso il Teatro delle energie, Grottammare (AP).
“Essere in/segnati dalla poesia”: incontro con le poete Anna Maria Farabbi e Milena Nicolini, attraverso i testi “ninnananna talamimamma” e “Istruzioni per l’uso di ninnananna talamimamma”, martedì 9 aprile al Bologna Children’s Book Fair 2024.
Intervento della poeta Anna Maria Farabbi.
«Io dimoro dentro il canto, io sono il canto. Il filosofo Umberto Galimberti ha fatto una proposta: alla scuola dovrebbe essere riconsegnata come atto formativo la filosofia. Io dimoro nella poesia. Cosa è la poesia e cosa può formare? Cosa è la poesia e cosa è l’atto formativo della poesia? Una persona a me cara, per spiegare cosa è la poesia, ha scelto l’immagine di un uomo che sta sopra una collina e vede passare un treno. Secondo lui la poesia è chi vive il treno andando.
La filosofia è una formazione utilissima in questo momento di caos cannibalico: consente l’esercizio della roteazione del pensiero, l’esercizio della dialettica. La poesia, a mio parere, non è l’omino che sta dentro la prima carrozza in un binario costituito: è invece la persona che crea il viaggio e gli stessi binari del treno, avendone consapevolezza. La poesia è la creazione.
Io propongo di portare la poesia fin dall’asilo nido. È un atto formativo, sociologico, politico, esistenziale, artistico. Pone all’attenzione. Si tratta di riuscire a stare in una tensione. Nella concentrazione. Costruire un centro e stare dentro. Il centro è il canto. Esercita l’ascolto.
La poesia si costituisce radicalmente nell’oralità. Dimorare nel canto, significa dimorare nella poiesis, in una gestione economica del profondo. Esercita in un’economia del verbale. Entra in una nominazione. Nominiamo le azioni della propria interiorità. La poesia permette una formazione sulla differenza tra espressione e comunicazione. Entra in dinamiche arcaiche, profonde.
C’è una grande necessità di portare anche la poesia nella scuola come atto formativo. La filosofia accede ad una razionalità. La poesia si arresta quasi barcollando. Ci sono poeti con un orecchio assoluto. Penso ad Amelia Rosselli, Paola Febbraro.
Nella statistica economica, molti, mi riferisco soprattutto a poete, non ce la fanno per questa disposizione totalizzante al canto. C’è spesso anche un’indipendenza rispetto al mondo dell’editoria.
Porgiamo, dunque, la poesia alla nuova generazione.
Io vengo dalla scrittura per adulti, ma sono nata nella poesia.
Alle presentazioni abbiamo partecipanti dai 50 anni in su. Fino alle elementari in genere c’è una fioritura espressiva e gli insegnanti sono in connessione con l’espressività lirica dei ragazzi. Alle medie, poi, il dirupo.
È necessario vedere quanto la poesia si regge da sola e quanto con l’illustrazione. La nostra è una società consumistica che viaggia in maniera volontaria puntando all’occhio. Anche per questo, lavoro con i ciechi, i sordi, i malati psichici. Noi abusiamo della vista, che a volte va ad estinguere le altre sensorialità. Il sentire inizia nell’utero, attraverso la pelle. Ripartiamo dalla grana della voce e dalla radice orale della poesia. M’interessa il flusso verbale lirico, non edulcorato, sentimentale, anacronistico. Attivo la passionalità intera del mio corpo, certo, perché sono allarmata di una società distruttiva della fioritura del ciliegio. I ragazzi oggi sono spostati da ciò che fluisce in certe poesie loro proposte. Cantare è avere di fronte qualunque creatura, con un registro scrittorio che vale dai 6 mesi ai 600 anni. La ninnananna arresta il battito cardiaco del neonato come dell’anziano. Non serve individuare un registro di lettori. M’interessa una poiesis che abbia anche una vocalità. La gradazione della voce senza ostentazione è frutto di esercizio. Occorre insegnare l’ascolto della poesia, accendere un senso del viaggio, in un gioco, inteso kafkaniamente, in opere d’arte anche cinematografiche (come le creazioni di Miyazaki). La poesia è un’oasi di ricreazione del proprio sé. Incontrando maestri, punti di riferimento, come Gino Strada, Aldo Capitini. Etty Hillesum lancia dal treno, che dal campo di concentramento sa la condurrà alla morte, un foglio con queste parole: lasciamo il campo cantando. Ha un senso, dunque, l’orecchio assoluto. È questione di vita o di morte. Lei porta la sua poesia e dietro le spalle testimonianze d’insegnanti che l’hanno segnata dentro. Ecco dunque la poesia organica. La porto e mi attraversa dalla punta dei piedi alla fontanella cranica. La porto a tutti e a tutto. Il canto interrompe l’essere umano e lo dichiara disabile per non capire tutto. Lo pone di fronte ad una parete verticale.
La filosofia acuisce il pensiero ma la poesia accoglie il pensiero e crea.
Mio padre mi ha tolto la parola, perché la poesia non era utile.
La poesia è nascita, creazione di un ponte. Il canto risponde un impensato e un impensabile. L’immagine sulla copertina di “ninnananna talamimamma” rappresenta la palla gettata da una bambina internata ad Auschwitz. È piena di colori: porta la fiducia nel mondo. Ci chiede di essere ricettivi l’uno nei confronti dell’altro, responsabili di una connessione culturale. La mimamma è anche la grande madre: siamo sempre al cospetto dei futuri e degli antichi. L’origine della poesia è dalla ninnananna. Viene dalla preistoria: è il primo atto delle donne che raccoglievano la voce usata come gesto corporeo di abbraccio e pacificazione del bambino, un flusso trasversale tra la bocca e il bambino. L’origine della poesia è creaturale».
Intervento della poeta Milena Nicolini
«Per fare arrivare alla poesia non si può semplicemente delegare al sentire. La poesia ha anche un suo rigore, un suo linguaggio. L’inconscio è il punto in cui s’incontrano la materia e la parte effimera, lo spirito, con il logos. La poesia sta su quel confine tumultuoso in cui s’incontra la possibilità di dirla. La metafora è quella proporzione zoppa che scatta quando manca la parola per dire quella cosa. Mi permette di dire trasportando in un altro ambito. È la parola che vive del rapporto con l’esperienza. La poesia innesca le possibilità di connessione, di fare rete con la parola. Questa rete non ha termine: è un angolo aperto che va all’infinito. Si tratta di una polisemia, nell’esperire del mondo in modo sempre diverso. La poesia dà la possibilità di conoscere se stessi».
BOLOGNA – Giovedì 21 marzo, alle ore 17.30, all’Istituto dei Ciechi “Francesco Cavazza” di Bologna, in via Castiglione 71, sarà presentato «All’inizio era il buio. Conversazioni di un cieco con la Bibbia» di John Martin Hull, in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Bologna e Al3viE, marchio di Kaba Edizioni. Interverrà Anna Maria Farabbi, curatrice e traduttrice dell’opera di John Martin Hull, in dialogo con Gennaro Iorio, curatore della trasmissione ROC (Radio Oltre Cultura) di Radio Oltre, la web radio dell’Istituto.
Una riflessione verticale sulla vista e sulla sua assenza ci immette direttamente nel ventre della nostra cultura occidentale, più propriamente del sistema consumistico, capitalistico e liberistico che viviamo. L’esperienza della cecità polverizza la superficialità visibile, entra e abita l’invisibile della nerezza, in un processo inverso da quello che noi vedenti siamo abituati a vivere, anche mentalmente. John Martin Hull narra tutto questo, portandoci a riconsiderare i nostri parametri sociali e culturali. Coniuga il verbo amare in un’accezione cristiana spogliata ed esposta al confronto. Tutto il suo lavoro in questa opera nasce e sviluppa nel ventre delle Sacre Scritture.
Professore di teologia e scienze religiose a Birmingham, John Martin Hull (1935-2015), nel 1983, a seguito di una lunga patologia degenerativa della retina, perse definitivamente la vista. Ha scritto numerosi libri e articoli nel campo dell’educazione religiosa, della teologia pratica e della disabilità. Uno dei suoi testi più conosciuti è Il dono oscuro (1990), tradotto e pubblicato da Adelphi nel 2019. Nel 2016 ne è stato tratto il film Notes on Blindness, di Peter Middleton e James Spinney. La prefazione porta la firma di Oliver Sacks, noto neurologo e scrittore britannico, autore di numerosi best seller spesso dedicati alla tematica dei disturbi neurologici (Risvegli, pubblicato nel 1973, fu adattato in un film omonimo nel 1990).
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Kaba Edizioni, fondata e guidata da Raffaella Polverini, dal 2009 fa crescere pagine nei territori di infanzia, adolescenza e fragilità. Casa editrice indipendente, forte del contatto e della collaborazione con le strutture vicine al mondo dei più piccoli e della scuola, crede nella poesia e nella valenza politica della cultura. Nel 2020 ha dato il via al marchio Leggimileggi che raccoglie testi classici, poesie lette da poeti e poete, recensioni, audio, disegni e scritti. Nel 2021 un altro progetto ha portato alla luce il marchio Al3viE, dedicato ai più grandi e pronto ad abbracciare tematiche diverse, da quelle sociali, spirituali, politiche, passando attraverso la narrativa e la poesia. Il 21 marzo 2023 si è aggiunto ai marchi il blog culturale CartaVetro.
Numerosi gli appuntamenti in cantiere per la casa editrice di Pavia, che sarà presente, insieme all’associazione Adei, al Bologna Children’s Book Fair, dove il 9 aprile, alle ore 16.15, alla Sala Ronda del Centro Servizi (Blocco C, 1° piano/Services Centre, 1st Floor, Block C), le due poete, Anna Maria Farabbi e Milena Nicolini, attraverso i testi ninnananna talamimammae Istruzioni per l’uso di ninnananna talamimamma, presenteranno un progetto in poesia di politica culturale che ripristina il significato del lavoro nella poesia e fa rientrare una didattica nello stesso. L’attualità della poesia come confronto etico, sociale e spirituale, imprescindibili dalla stessa.
CONTATTI
Kaba Edizioni – Al3viE Via Don Cesare Ferrari 8/C – 27020 Trivolzio (Pavia) Mob. 338-4586480 – Email: info@kabaedizioni.com www.kabaedizioni.com www.al3vie.com www.leggimileggi.com www.cartavetro.com
Giovedì 21 marzo 2024 ore 17.30
Istituto dei Ciechi “Francesco Cavazza”
[via Castiglione 71 – Bologna]
Presentazione di «All’inizio era il buio. Conversazioni di in cieco con la Bibbia» di John Martin Hull
in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Bologna e Al3viE
Si conclude questo 2023 con la riedizione de La magnifica bestia di Anna Maria Farabbi, edizione bilingue italiano e tedesco.
Cantando la magnifica bestia
anna maria farabbi
La magnifica bestia è l’opera che, con Adlujé (2003) e Il segno della femmina (2004) compie la trilogia dentro cui canto la mia relazione con il tu, attraversando concretamente il significato di amore. Trovo a distanza di anni le stesse appassionate urgenze tematiche e l’immediatezza di rivelare il mio nucleo di identità: eretica, erotica, organica, femminista: leggere con le labbra e scrivere con le palpebre, imparando realmente, non metaforicamente, da persone in sofferenza; grazie alla relazione amorosa, sentire consapevolmente tutto il corpo e, allo stesso tempo, averne la capacità di nominarlo; concepire e vivere l’amore come formazione interiore permanente, inclusiva, sensuale, sensoriale, mistica, anche politica, che sfonda retoriche e confini, compresa la morte. Neologismi in lingua (soletudine), la presenza del canto in dialetto (proveniente dal territorio appenninico umbro della provincia di Perugia), e la prosa, qui nell’ autoritratto finale, costituiscono ancora oggi delle vie familiari della mia poesia.
Gesang auf das Prächtige Wilde Tier
anna maria farabbi
Das Prächtige Wilde Tier bildet zusammen mit Adlujé (2003) und Il segno della femmina (2004) die Trilogie, mit der ich meine Beziehung zum Anderen besinge. Damit erlebe ich organisch, konkret die Bedeutung der Liebe. Nach Jahren finde ich so die gleichen passionierten thematischen Bedürfnisse und die Unmittelbarkeit, meine innerste Identität zu enthüllen: häretisch, erotisch, metaphorisch von leidenden Personen zu lernen. Durch die liebende Beziehung spürt man bewusst den ganzen Körper und hat zugleich die Fähigkeit, ihn zu erzählen; man fühlt und erlebt die Liebe als permanente innere inklusive, sinnliche, sensuelle, mystische und auch politische Entwicklung, die über Rhetorik und Grenzen, einschlieβlich des Todes, hinausgeht. Neologismen in italienischer Sprache (soletudine), Verse im Dialekt (aus dem umbrisch-apenninischen Gebiet der Provinz Perugia) und die Prosa im Selbstporträt am Ende bilden noch heute familiäre Wege meiner Poesie.
Esce la traduzione in inglese dell’opera corale L’arte tra bocca e cibo, peso corporeo e peso della parola curata da Anna Maria Farabbi.
Il libro è disponibile nel formato ebook. La traduzione è di Anna Venerosa.
Disturbi alimentari: prospettive e testimonianze attraverso l’arte.
Un’opera corale che si apre ad altri affacci passando attraverso testimonianze personali e artistiche di notevole intensità.
Undici artisti e artiste, compresa la curatrice Anna Maria Farabbi, convergono nella loro differenza identitaria e di ricerca espressiva: pronunciando la loro testimonianza artistica e esistenziale. L’arte fa girare la ruota in un viaggio plurale e al tempo stesso unitario, che entra nei disturbi del comportamento alimentare.
In ordine di presentazione: Paola Bianchini, filosofa, psicologa, psicoterapeuta. Marco Bellini, poeta. Giancarlo Palombini, docente di Etnomusicologia. Sara Fruet, pittrice, medico coaching alimentare e biodinamica craniosacrale. Marco Pozzi, regista cinematografico. Mariafrancesca Garritano, ballerina. Pietro Marchese, scultore e insegnante. Alberto Terrile, fotografo. Ludovic Debeurme, fumettista, pittore e illustrator. Elvira Aglini, narratrice.
Il libro accoglie approfondimenti multimediali. Foto, quadri, una scultura, voci, un film, tesseranno le maglie in fili e nodi. Un QR code e un link ne saranno la porta d’ingresso.
The dawn of food and the relational grammar at the table. I used to eat on my own. Except on Sundays. I was left the prepared meal on the corner of the table near the window. The bottle with water before the circular emptiness of the glass. The crumbs on the tablecloth in the manner of a metaphysical sowing of bread. The others of the family had already left the table, the grownup males lying down for a nap, the women in the kitchen doing the washing up, drying, putting away the leftovers in the fridge. On Sundays, all together, in front of a lot of food, they would talk about clients, work and the do. I would stay silent.
Milena Nicolini, poeta e saggista, ha scritto diversi testi sulle opere di Anna Maria Farabbi tra i quali La meraviglia della creanza. La poesia di Anna Maria Farabbi dentro La casa degli scemi, Macabor, 2017; Gli esercizi della stupefazione e le vie della scelta nella poesia di Anna Maria Farabbi, Rossopietra, 2019, L’uroboro nell’opera di Anna Maria Farabbi, Rossopietra, 2019.
Istruzioni per l’uso di ninnananna talamimammaentra, attraversa e spiega a bambini e bambine, ragazzi e ragazze, con un linguaggio chiaro, confidenziale e coinvolgente, riportando Nicolini tra i banchi delle sue classi, il bellissimo e originale lavoro che Anna Maria Farabbi ha pubblicato a maggio 2023 in poesia con il libro ninnananna talamimamma.
Milena Nicolini così presenta il viaggio che ha fatto nell’opera di Farabbi, un’esperienza che desidera condividere con tutti e tutte.
Le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze hanno verso il mondo e la vita una curiosità che si modella sull’incantesimo della prima volta, del primo sguardo, del primo nome. Un’originalità che si accompagna alla “maraviglia”, quella che grandi poeti conoscono nel sentire dell’infanzia e della poesia. Poi gli stereotipi del comune vedere capire giudicare incasellano gli stupori in forme dai margini precisi che servono per vivere con gli altri, condividere progetti e relazioni. Il mondo dei grandi. Ma ogni tanto, nella storia, gli schemi vengono rotti e nuove visioni del mondo cambiano gli occhiali e le cose. La poesia lo fa sempre. Ecco perché è importante porgere alle ragazze e ai ragazzi la poesia nella sua forma più ricca e complessa. Per mettersi, quindi, nella taglia adatta a bambini e bambine, a ragazzi e ragazze, non si deve proporre poesia minore, forme di lallazione in versi, abbassate cioè a maniere scadenti, retoriche, banali con intenti di falsa facilità. Così Anna Maria Farabbi ha pensato la poesia di ninnananna talamimamma: la postura più ‘bassa’ è solo per sentire “i fili dell’erba cantare”. Non si vuole, peraltro, sminuire il valore delle narrazioni in versi, delle filastrocche e opere simili, che raggiungono anche livelli letterari altissimi: per tutti, si pensi ai vertici di Gianni Rodari. È un genere diverso dalla poesia, adiacente, ma diverso. Più immediato forse, con propri specifici obiettivi pedagogici e conoscitivi. Dire che la poesia è altra cosa, non significa fare gradazioni di valore. Né separare in comparti stagnanti. La poesia ha bisogno di essere usata con le sue maniere, i suoi strumenti. Le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze sono spontaneamente svelti a praticarne l’uso, diventano incredibilmente agili a muoversi nella naturale complessità della poesia. Hanno solo bisogno di cominciare col far di conto, come è stato per arrivare a risolvere i problemi e le equazioni. Con la poesia impareranno ad entrare nel miracolo della parola, che tocca le cose senza toccarle, che mette in relazione l’emozione e il pensiero interiori col mondo che sta fuori, che fa esistere qui, presente, ciò che è assente, da un’altra parte, o che non c’è affatto. Una parola sempre nuova.
La via del poco di Anna Maria Farabbi è tra le opere finaliste della XXIV edizione del Concorso nazionale di poesia e narrativa “Guido Gozzano”. – SEZIONE POESIA EDITA -. Tra i 529 testi partecipanti è stata selezionata una rosa di 22 finalisti e finaliste. I nomi di vincitori e vincitrici verranno comunicati domenica 8 ottobre.
Sezione A – POESIA EDITA – Numero partecipanti: 529
Simone Gambacorta ha dedicato una puntata della rubrica televisiva settimanale sui libri “I libri del villaggio”, che va in onda su Super J, canale 16 in Abruzzo e Molise, a la via del poco
Il Premio Letterario Internazionale “Franco Fortini” sarà, per il secondo anno, parte del programma di Passaggi Festival e sarà assegnato con cerimonia ufficiale durante la manifestazione di Fano, nel fine settimana del 24-25 giugno all’interno della rassegna di poesia Passaggi diVersi. Il Premio, aperto alle raccolte di poesia edite da gennaio 2022 a gennaio 2023 e giunto all’ottava edizione, onora la memoria di Franco Fortini. Rifugiatosi durante la guerra per ragioni razziali in Svizzera, Fortini partecipò alla Resistenza in Val d’Ossola; poi nel ruolo di coscienza degli intellettuali di sinistra dai tempi del Politecnico di Vittorini, del quale fu redattore, fino ai Quaderni piacentini, costituì un punto di riferimento per le giovani generazioni, applicando l’intelligenza del saggista a temi non soltanto letterari ma anche politici e culturali. La Giuria, presieduta da Christian Sinicco e composta da Maria Borio (segretaria), Bernardo De Luca, Tommaso Di Dio, Carmen Gallo, Paolo Giovannetti, Fabrizio Lombardo, Francesca Marica, Giuseppe Nibali (segretario), Niccolò Scaffai, Francesco Terzago, Italo Testa e Antonio Tricomi, ha selezionato una prima rosa di cinquantaquattro volumi, seguita dalla lista di venti opere semifinaliste. Durante il mese di maggio la Giuria comunicherà la cinquina finalista. Il Premio Letterario Internazionale “Franco Fortini” è organizzato da Poiein APS in partenariato con Passaggi Cultura e in collaborazione con Centro Interdipartimentale di Ricerca Franco Fortini in “Storia della tradizione culturale del Novecento” – Università di Siena, Fondazione per la critica sociale, Fondazione Palazzo Litta per Arti Onlus – MTM, Ass. Culturale Perda Sonadora – Festival Cabudanne de sos Poetas e Dipartimento di Comunicazione, arti e media “Giampaolo Fabris” dell’Università IULM.
Semifinalisti del Premio Fortini
Arcipelago itaca Marco Todoverto, Cor piantà
Argolibri Florinda Fusco, Il compleanno e altre opere
Book Editore Ranieri Teti, la vita impressa
Donzelli editore Federico Italiano, La grande nevicata
Einaudi Anna Maria Carpi, L’aria è una
Garzanti Gian Mario Villalta, Dove sono gli anni
Industria&Letteratura Vincenzo Bagnoli, Waves Davide Castiglione, Doveri di una costruzione
Interlinea Prisca Agustoni, Verso la ruggine
Interno Libri Diletta D’Angelo, Defrost
L’arcolaio Gabriel Del Sarto, Sonetti bianchi
La nave di Teseo Francesco Targhetta, La colpa al capitalismo Le Lettere Francesco Brancati, L’assedio della gioia Marcos y Marcos Massimo Gezzi, Sempre mondo
Mondadori Mary Barbara Tolusso, Apolide
Nino Aragno Marilena Renda, Fuoco degli occhi Yang Lian, In simmetria con la morte Maddalena Lotter, Atlante di chi non parla
pièdimosca Anna Maria Farabbi, La via del poco
Scalpendi Michele Zaffarano, Poesie per giovani adulti
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La prima selezione del Premio Fortini
Arcipelago itaca Daniele Barbieri, La lepre di sangue Virginia Farina, ‘Aidos Francesco Indrigo, Forsi il vint Vera Linder, Corpus in a tongue Vittorio Parpaglioni Barbieri, Corea Marco Todoverto, Cor piantà
Argolibri Florinda Fusco, Il compleanno e altre opere Davide Nota, Rovi Avagliano Antonio Bux, Gemello falso
Book Ranieri Teti, la vita impressa Laura Caccia, La terza pagina
Campanotto Laura Cingolani, Fare lo spazio
Donzelli Federico Italiano, La grande nevicata
Einaudi Anna Maria Carpi, L’aria è una
Ensemble Giuseppe Settanni. Affreschi strappati
Fallone June Scialpi, Il Golem, L’interruzione
Gabriele Capelli Fabiano Alborghetti, Corpuscoli di Krause
Garzanti Gian Mario Villalta, Dove sono gli anni
Il Ponte del Sale Valeria Ferraro, Caro vuoto Zelda S Zanobini, Non era l’ombra di niente
il Saggiatore Dimitris Lyacos, Con la gente dal ponte
industria & letteratura Vincenzo Bagnoli, Waves Lucia Brandoli, Dittico dell’acqua Davide Castiglione, Doveri di una costruzione
Interlinea Prisca Agustoni, Verso la ruggine
Interno Libri Diletta D’Angelo, Defrost (giovane) Gabriella Sica, Poesie d’aria
L’Arcolaio Gabriel Del Sarto, Sonetti bianchi
La Nave di Teseo Sonia Bergamasco, Il quaderno Francesco Targhetta, La colpa al capitalismo
La Vita Felice Irene Sabetta, Nella cenere dei giochi
Le Farfalle Pietro Cagni, Asbestos Pietro Russo, Eppuru i stiddi fannu scrusciu
Le Lettere Francesco Brancati, L’assedio della gioia
LiberAria Gianni Montieri, Ampi margini
Luigi Pellegrini Tiziano Broggiato, Sorvoli
Macabor Lucia Triolo, Sulle pendici dell’altro
Marcos y Marcos Massimo Gezzi, Sempre mondo
Marco Saya Stefano Guglielmin, Dispositivi
MC Stefano Massari, Macchine del diluvio
Mondadori Mary Barbara Tolusso, Apolide
Nino Aragno Emanuele Franceschetti, Testimoni Yang Lian, In simmetria con la morte Maddalena Lotter, Atlante di chi non parla Marilina Renda, Fuoco degli occhi
NEM Riccardo Innocenti, Lacrime di Babirussa
pièdimosca Anna Maria Farabbi, La via del poco
puntoacapo Alessandro Di Prima, Dobby, Yuko e la neve di Joyce Matteo Persico, Warbling (giovane) Maria Pia Quintavalla, Estranea (Canzone)
Scalpendi Michele Zaffarano, Poesie per giovani adulti
Transeuropa Alberto Roversi, Storie esemplari di spiriti delicati e bollenti
Valigie Rosse Matteo Marchesini, Scherzi della natura
Premio letterario Franco Fortini, 165 opere e 54 finalisti
Sarà assegnato a Fano nella rassegna di poesia Passaggi diVersi
(ANSA) – FANO, 10 MAG – Prima selezione del Premio internazionale Franco Fortini: 165 opere arrivate, 54 finalisti.
Il Premio letterario internazionale “Franco Fortini” sarà, per il secondo anno, parte del programma di Passaggi Festival e sarà assegnato sabato 24 giugno con cerimonia ufficiale, durante la manifestazione di Fano (Pesaro Urbino), nella rassegna di poesia Passaggi diVersi.
Il Premio, aperto alle raccolte di poesia edite da gennaio 2022 a gennaio 2023, all’ottava edizione, onora la memoria di Franco Fortini: rifugiatosi durante la guerra per ragioni razziali in Svizzera, partecipò alla Resistenza in Val d’Ossola; nel ruolo di coscienza degli intellettuali di sinistra dai tempi del Politecnico di Vittorini, di cui fu redattore, fino ai Quaderni piacentini, costituì un punto di riferimento per le giovani generazioni, applicando l’intelligenza del saggista a temi non soltanto letterari ma anche politici e culturali. Sono 165 i libri giunti all’8/a edizione. La Giuria ha selezionato una rosa di cinquantaquattro volumi. Tra i libri delle grandi e medie case editrici si segnalano Verso la ruggine di Prisca Agustoni (Interlinea), L’aria è una di Anna Maria Carpi (Einaudi), Sempre mondo di Massimo Gezzi (Marcos y Marcos), La grande nevicata di Federico Italiano (Donzelli), Con la gente dal ponte di Dimitris Lyacos (il Saggiatore), La colpa al capitalismo di Francesco Targhetta (La Nave di Teseo), Apolide di Mary Barbara Tolusso (Mondadori) e Dove sono gli anni di Gian Mario Villalta (Garzanti). Molte sono opere dI piccole case editrici in questa prima selezione, tra cui Waves di Vincenzo Bagnoli (industria & letteratura), La lepre di sangue di Daniele Barbieri (Arcipelago itaca), Gemello falso di Antonio Bux (Avagliano), Il compleanno e altre opere di Florinda Fusco (Argolibri), Dispositivi di Stefano Guglielmin (Marco Saya), In simmetria con la morte di Yang Lian (Nino Aragno), Estranea (Canzone) di Maria Pia Quintavalla (Puntoacapo), Poesie d’aria di Gabriella Sica (Interno libri) e Sulle pendici dell’altro di Lucia Triolo (Macabor). Entro maggio la Giuria comunicherà i risultati delle altre selezioni e la cinquina finalista. (ANSA).
Ancona Mercoledì 3 maggio 2023 ore 17:30. Museo Tattile Statale Omero Banchina Giovanni da Chio 28. Nuova uscita nella collana Orto della casa editrice AL3VIE, verrà presentato da Anna Maria Farabbi, che ha curato e tradotto il libro di John Martin Hull, professore di teologia e scienze religiose a Birmingham, scomparso nel 2015.Nel 1983, a seguito di una lunga patologia degenerativa della retina, Hull perse definitivamente la vista. Ha scritto numerosi libri e articoli nel campo dell’educazione religiosa, della teologia pratica e della disabilità.Anna Maria Farabbi sottolinea che “l’esperienza della cecità polverizza di colpo la superficialità visibile, entra e abita l’invisibile della nerezza, forzatamente in un processo inverso da quello che noi vedenti siamo abituati a vivere, anche mentalmente”. John Martin Hull narra tutto questo in “All’inizio era il Buio”, portandoci lentamente a riconsiderare i nostri parametri sociali e culturali. Propone fatti della propria storia personale, pieghe del suo vissuto, mortificazioni, depressioni da cui è riemerso, con energia e lucidità.Tutto il suo lavoro in questa opera nasce e si sviluppa nel ventre delle Sacre Scritture. Si irradia in ogni angolo del nostro vivere quotidiano, in ogni connessione esistenziale e sociale, oltre a quella spirituale.Il suo pensiero in ogni sua parola propone di fatto le fondamenta praticabili verso la correzione di una polis che molto ha ancora da imparare per una convivenza di pari diritti, di non discriminazione, di crescita contemporaneamente individuale e corale.Anna Maria Farabbi è poeta, narratrice, saggista, traduttrice. In poesia, l’ultima sua opera è La casa degli scemi, Lietocolle 2017. Per la narrativa, ha pubblicato Leièmaria, Lietocolle, 2013; per la narrativa ragazzi, Caro diario azzurro, 2013, e La notte fosforescente, entrambe per Kaba edizioni, 2013 e 2021.
La via del poco di Anna Maria Farabbi, edito Al3vie in coedizione con pièdimosca edizioni, si è classificato al primo posto nella sezione Libro edito di poesia al 14° Concorso letterario “città di Grottammare” – Franco Loi. Presidente onorario Dacia Maraini.
Sabato 3 dicembre si è svolta, presso la Casa delle donne di Roma, la premiazione de Il paese delle donne. Il canto dell’altalena. L’oscillazione della figura tra il gioco e il mito seguito da La tela di Penelope di Anna Maria Farabbi ha ricevuto il Premio opere miste Franca Fraboni.
La lampada ideata e realizzata da Gabriella Malentacchi ha agito da perno nella mia conferenza per i suoi significati del profondo simbolico. In sintesi:
La torsione del corpo, propria del tronco della lampada, evoca lo stato di sofferenza umana nella sua instabilità di equilibrio esistenziale, spirituale, sociale. Le scanalature nel vetro, sono affini a rughe, a nostre cicatrici, violenze subite che tatuano la nostra interiorità oltre la superficie della pelle, Il vetro propone, per sua stessa natura, la fragilità, ma anche l’acustica della sua possibile rottura, e ogni difficoltà di raccolta: il pericolo di essere feriti, tagliati, tra una scheggia e l’altra. La trasparenza propria del vetro richiama di fatto la nostra: ciascuno di noi, sotto nostri vestiti, ha un’identica dimora di organi, oltre a un sangue circolante che stabilisce assoluta fratellanza. Non solo. In ogni nostro corpo esiste un vuoto attraversato da un filo. Il filo che permette la vitalità elettrica della lampada è il filo della nostra connessione con la vita. E’ il cordone ombelicale con la nostra nascita quotidiana.
Il paralume è posizionato al vertice dell’oggetto. Ne è il fulcro. E’ la testa. Eppure ci consegna un cuore rovesciato. La testa è pensare, Il cuore è sentire. Ogni creatura che ha sofferto, ipersensibile, ha un cuore rovesciato. Definitivamente. Essere prossimi a un “cuore rovesciato” significa avere consapevolezza del proprio. E flettersi, con rispetto, non giudizio, sapienza più che conoscenza. Con quell’amore che è esperienza cognitiva, oltre che sensuale, artistica e mistica.
Il compimento della relazione, della cura, sta nell’accensione di quel cuore rovesciato.
Un cuore rovesciato illuminato è illuminante e orienta.
Anna Maria Farabbi con l’opera Il canto dell’altalena. L’oscillazione della figura tra il gioco e il mito; seguìto da La tela di Penelope, edito da Al3viE e Pièdimosca edizioni nel 2021 ha vinto il PREMIO Opere miste “Franca Fraboni” – XXXIII Premio di scrittura femminile Il paese delle donne.
John Martin Hull (1935-2015) è stato Professore di teologia e scienze religiose a Birmingham. Nel 1983, a seguito di una lunga patologia degenerativa della retina, perse definitivamente la vista. Ha scritto numerosi libri e articoli nel campo dell’educazione religiosa, della teologia pratica e della disabilità. Uno dei suoi testi più conosciuti è Il dono oscuro (1990) tradotto e pubblicato da Adelphi nel 2019. Nel 2016 ne è stato tratto il film Notes on Blindness, di Peter Middleton e James Spinney, vincitore del primo premio ai British Independent Film Awards. La prefazione porta la firma di Oliver Sacks, noto neurologo e scritto re britannico, autore di numerosi best seller spesso dedicati alla tematica dei disturbi neurologici. Risvegli, pubblicato nel 1973, fu adattato in un film omonimo nel 1990.
Il contributo politico della cecità
di anna maria farabbi
Una riflessione verticale sulla vista e sulla sua assenza ci immette direttamente nel ventre della nostra cultura occidentale, più propriamente del sistema consumistico, capitalistico, liberistico, che viviamo. Abitiamo quotidianamente l’immagine, ne siamo at/tratti, inghiottiti, intossicati, resi dipendenti, devitalizzati dentro un processo di consumo/consumismo che si basa soprattutto sull’apparenza, su ciò che appare, su ciò che abbagliando induce e detta il bisogno di una riconoscibilità visibile, folgorante. È nell’immagine che si genera una dinamica autoreferenziale narcisistica che esclude ogni significato di complementarità nella relazione, così come ogni necessità di approfondimento dell’interiore. Si nega la possibilità di concepire e praticare il rovescio del canone omologato.
L’esperienza della cecità polverizza di colpo la superficialità visibile, entra e abita l’invisibile della nerezza, forzatamente in un processo inverso da quello che noi vedenti siamo abituati a vivere, anche mentalmente.
John Martin Hull narra tutto questo, portandoci lentamente a riconsiderare i nostri parametri sociali e culturali, spalanca magnificamente il corpo della voce e del suono, risvegliandoci sensorialmente e spiritualmente alla concentrazione del tacere e dell’ascolto, della lentezza fiduciosa, della risurrezione interiore traendo forza dal sacro profondo che ci dimora. Propone fatti della propria storia personale, pieghe del suo vissuto, mortificazioni, depressioni da cui è riemerso, con energia e lucidità.
Coniuga il verbo amare in un’accezione cristiana spogliata e disposta al confronto.
Tutto il suo lavoro in questa opera nasce e si sviluppa nel ventre delle Sacre Scritture. Si irradia in ogni angolo del nostro vivere quotidiano, in ogni connessione esistenziale e sociale, oltre a quella spirituale.
Il suo pensiero in ogni sua parola propone di fatto le fondamenta praticabili verso la correzione di una polis che molto ha ancora da imparare per una convivenza di pari diritti, di non discriminazione, di crescita contemporaneamente individuale e corale.
Attraverso un QR code sarà possibile ascoltare 8 tracce audio, contenuti scelti e letti dalla stessa curatrice.
L’arte tra bocca e cibo. Peso corporeo e peso della parola
a cura di Anna Maria Farabbi
sulla tematica delicatissima e complessa dei disturbi alimentari che sempre di più, soprattutto in questo momento di forte disagio sociale, riguarda giovani e giovanissimi. Undici artisti e artiste, compresa la curatrice, convergono nella loro differenza identitaria e di ricerca espressiva: pronunciano la loro testimonianza artistica e esistenziale. L’arte fa girare la ruota in un viaggio plurale e al tempo stesso unitario, che entra nei disturbi del comportamento alimentare. Lo scopo è entrare nella tematica dei disturbi alimentari da altri affacci passando attraverso testimonianze personali e artistiche di notevole intensità come quella di Paola Bianchini, filosofa, psicologa, psicoterapeuta, Marco Bellini, poeta, Giancarlo Palombini, docente di Etnomusicologia, Sara Fruet, pittrice, medico coaching alimentare e biodinamica craniosacrale, Marco Pozzi, regista cinematografico, Mariafrancesca Garritano, ballerina, Pietro Marchese, scultore e insegnante, Alberto Terrile, fotografo, Ludovic Debeurme, fumettista, pittore e illustrator, Elvira Aglini, narratrice.
La collana Arca nasce con un’identità marginale, nell’accezione profonda: è stata concepita per dimorare a margine proprio per la sua radicale, atipica, natura.
Mi è stata consegnata la responsabilità di questa proposta editoriale e l’assumo come progetto immerso nella poesia, non solo nella sua offerta di catalogo, ma per la sua sostanza caratteriale.
La collana è creata in coedizione tra due case editrici: Piedimosca e Al3vie. Credo sia l’unica esperienza in Italia, se non altro rarissima testimonianza, di una cooperazione di forze congiunte in scelta e in investimento. In questo caso, la piccola editoria trova alternative di politica aziendale e culturale contro l’individualismo concorrenziale.
Il filo che teniamo tra le mani è femminile. Siamo tre donne, Elena Zuccaccia per Piedimosca, Raffaella Polverini per Al3vie, io anna maria farabbi per la curatela, che lavorano per la poesia nell’oceano del mercato. Tutte e tre viviamo, non solo nel nostro lavoro, un pensiero di genere.
Il nome Arca ha un significato capovolto da quella tradizionale, maestosamente sacro. Ogni legno di questo mezzo poetico navigante, recupera una bellezza vitale per rioffrirla salva alla comunità, avendo in sé una tensione politica, sacra, forte. Non offre un valore di grandezza, ma un valore di qualità. Questa collana piuttosto di un’arca è un legnetto arca ico, come lo è sempre il canto.
Navigherà ospitando un’opera all’anno. Il numero delle case editrici è infinito, poeti e poete infiniti, libri infiniti che, nelle acque infinite del mercato, fluttuano tra occhi e mani infinite. L’arca contiene un solo corpo all’anno. Si fa carico, e rende il carico, di questa parsimonia estrema, nel minimo, essenziale gesto di scelta. La poesia chiama al poco.
Le prime tre poete più il quarto autore. Ho aperto io il viaggio, su proposta di Elena e Raffaella. Il titolo della mia opera, la via del poco, annuncia l’impostazione della collana. Mi affaccio nella responsabilità della cura. Seguono: Paola Febbraro, Stellezze e Carmela Pedone, Frammentario, entrambe già edite nella collana da me diretta per Lietocolle, ora fuori catalogo. Due opere che meritano di tornare energicamente alla luce.
Paola Febbraro con originale canto assoluto, asciutto, vissuto con interità purissima, senza alcun compromesso. Carmela Pedone, con una scrittura a sangue forgiata nella tragica sofferenza psichiatrica.
Ho già individuato il quarto autore e condiviso la mia scelta con Elena Zuccaccia e Raffaella Polverini. Lo nomineremo ad alta voce prossimamente.
ciò che non posso contare ripetere nominare transita
in una sonora transumanza invisibile
dalla pianta dei miei piedi alle suture craniche
nel plesso solare mi dimoro
quando mi chiamo mi rispondo vento
***
Non ha il becco eccessivo
la passerina che canta bene
***
trapassata la mezzanotte
sono le sei dell’alba.
torno a casa per stanchezza
non per amore.
e ancora una volta
sbaglio.
Il fulmine convoca la terra e il cielo
in un punto.
C’è un punto biancastro nel tuorlo
dov’è il germe. C’è
un punto di attacco nel fiore
che è l’ombelico esterno
nel luogo dei semi.
Lì sporge il sole e chiarisce
il mondo.
Anche quest’anno per presunzione
ho dato per scontata l’esistenza
della luce nel paesaggio:
il lavoro della luce
nelle forme del paesaggio.
Ho finito per scordare
che il ciliegio ha la testa
e che in primavera è più leggera
perché dalle radici sverna in petali
rosa. Uno
è il battere e uno
il levare della passera
che ora le sta dentro
per cantarla.
Mi fa accorgere del mondo.
Alle sei dell’alba il ciliegio è fermo.
Ma scrivo una bugia.
***
io con un bacio, signora scrittura,
ti rovescio la frusta,
e te la lecco per farti l’amore.
Signora che mi schiocchi la lingua
e me la metti in pista quando ti pare
in mezzo alle vertigini scorticanti
dei venti,
lì.
Lì che si spoglia e gira su sé stessa
come una poverina frenetica e balbuziente
che non sa ballare perché è zoppa dalla nascita e sta lì.
Lì che gira e non riesce ad estirpare
l’origine
di una parola decente.
Signora che per accarezzarla
la rastrelli
e lei, lì, zitta e analfabeta che mi trema in bocca
con niente che la possa congiungere
alla gola in me.
Splendida umida padrona che sei, sia così,
mi va bene così,
fin tanto che so narrarti e che so.
Ma in questa notte verdelunare
con tinte aranciogiallastre velocissime
di stelle cadenti sputate via dal
cuore,
ci sono. E sto ferma, in piedi.
Precisa dal mio battito cardiaco
alla filtrazione delle due
tempie.
Ti punto
scoccandoti sulla fronte
le mie lucciole canicolari
perché ho voglia di fare l’amore con te
dalla mia lingua
in giù.
Cos’è ti spiego cos’è
un bacio lavico
e quel che vedrai e ciò che
sentirai
in mezzo allo scandalo di questa notte:
ti dico per esempio, e intanto
ti lecco le labbra,
che tra le papille bagnate
c’è il mio paese che è la lingua mia
dentro cui parole perpendicolari abbastanza
si sono fatte alberi
fiori e frutta
e campano quasi in silenzio.
Si spogliano dentro i tuoi venti, sì,
ma ricrescono da soli
con i soli che mi salgono,
nelle primavere forti, in bocca.
***
Con un bacio, amore, hai sdraiato i fianchi
della montagna.
Gli orti strettissimi a terrazza innaffiati dentro la guerra
caricando la schiena piagata dei muli
di borraccette bucate acque rubate
ora sono fanghiglia sul tuo palmo
aperto. Odori.
Hai baciato la mia lingua
e io in lei sono morta
ondulata
nel tuo silenzio primitivo.
Bagnata analfabeta liquor
oralità venuta
nella tua bocca.
Con il tremore interiore delle nascite.
Commossa
offrendo la mia soletudine regale.
epitaffio
anna maria farabbi
piccolissima
dorme.
La casa è grande.
Le acque le terre i fuochi e le arie.
L’amore. Il meridiano che anche nel sonno
mi percorre.
***
Quei ciottoli nerissimi lisci quasi morbidi qua e là
sugli infiniti ori
della sabbia calda. Tu che mi chiedevi da dove venisse
tanta luce se il soffitto mancava completamente di luna e di stelle.
Dalla terra da sotto dalle profondità della nostra pancia
dalle intermittenze lucciolari dell’inguine
dalle scintille cardiache del sotterraneo oriente ti risposi.
E cominciai a leccarti le dita, imparando dai cani.
A toglierti con la lingua la necessità degli occhi
a premere le tue labbra con trasparenze animate garze
di baci, per obbligarti a tremare
in tutta la tua friabile estensione.
Per sentire l’imminenza
la velocità del vento nel sangue
il creato intero nel sangue.
Per barattarci nell’intimità
attraverso la creazione. Perché fare l’amore
è agire e ricevere la creazione.
Quei ciottoli notturni vivissimi quasi liquidi qua e là
sugli infiniti riti
della spiaggia.
***
Faccio l’amore in terra.
Tango:
la fisarmonica l’aia tacco e punta
profondamente tacco leggermente punta
dentro
la mia rosa.
I gialli della mietitura
mi colano dal labbro. L’oro
prugna.
Goccia il miele sul capezzolo. Ombelico
da cui sgorga succo d’uva.
Il mio nome ha faccia di lupa
la tana in corpo
al posto del pelo
flora.
***
Porto con me la bestia e la foresta intera
battendo la mia pelle di tamburo.
Il dolore è basso. Cammina
dentro le piante dei piedi.
Mi bruca la pancia.
Ma nell’ombelico profondo
mia madre canta.
***
dedicato ai poeti di corte
ai loro giochi
nel giardino del re
Perché non vivo in paese e non mi fermo
a chiacchierare sedendo con loro tra plastiche e aiuole.
Perché la parola ha in me un luogo e un tempo profondo
cammina dentro i miei piedi imparando
respiro ciclicità vocabolario e grammatica dalla terra.
Perché mi ritiro nella preistoria del dire e della scrittura
mi allontano da me stessa per rientrare intimamente
in mia madre. Con me
la magnifica bestia si meraviglia e si trasforma.
Che me ne faccio del re?
Anna Maria Farabbi (1959) è nata e vive a Perugia, sebbene consideri come proprio luogo d’origine Montelovesco, località appenninica fra Gubbio e Umbertide che ricorre nella sua opera anche attraverso il peculiare dialetto. Esordisce nei 7 poeti del Premio Montale 1995 con Firmo con una gettata d’inchiostro sulla parete. Numerosi i libri di poesia che seguono: dai due centrali usciti per Il Ponte del Sale – Adlujè, 2003 e Abse, 2013 – ai titoli pubblicati con LietoColle: Il segno della femmina, 2000, Solo dieci pani, 2009, La casa degli scemi, 2017 e presso altri editori: Fioritura notturna del tuorlo, 1996, La magnifica bestia, 2007, Dentro la O, 2016, oltre a varie plaquette e edizioni d’arte (tra esse: Io sono pane al pane e vino al vino, 2021). Nel 2022 La via del poco, in coedizione Al3viE e Pièdimosca, ripropone le prime introvabili raccolte della sua produzione poetica. In parallelo, Farabbi esprime il proprio percorso di costante riflessione su identità femminile e collettiva e un impegno anche sociale attraverso testi che contaminano i generi letterari, fra saggistica, narrativa, prosa lirica, inserti di versi, meditazione: Nudità della solitudine regale. Marginalia, 2000; La tela di Penelope, 2003; leièmaria, 2013; Il canto dell’altalena. L’oscillazione della figura tra il gioco e il mito, 2021. È autrice anche di teatro (La morte dice in dialetto, 2013) e letteratura per ragazzi (Caro diario azzurro, 2013, Talamimamma, 2015, La notte fosforescente, 2021) e curatrice-traduttrice (Kate Chopin, Louise Michel).
* Testi selezionati da La via del poco (Al3viE e Pièdimosca, 2022)
Lasciamo che siano le parole della poeta Anna Maria Farabbi a presentare l’opera.
So solo che il mio canto è un poco. È la mia via. Che la poesia e la mia vita coincidono. Si intrecciano nella via del poco. Una via che ha la vocazione del vento, prossimo al nulla e portatore del tutto.
Dopo cinque impronte liriche inedite che si incardinano nel titolo, sorgo – no in successione cronologica di pubblicazione editoriale otto opere nate nell’arco di venti anni, poco più: dal 1996 al 2022. Apro segnata dall’India, concludo la mia ricerca nei tessuti della terra giapponese.
a.m.f.
Le opere: solo il poco è la via, 2022 firmo con una gettata d’inchiostro sulla parete, 1996 fioritura notturna del tuorlo, 1996 nudità della solitudine regale, 2000 la magnifica bestia, 2007 segni, 2007 la luce esatta dentro il viaggio, 2008 il filo della carovana di sale e i miei dieci nodi, 2018 io sono alla poesia come pane al pane e vino al vino, 2021
Pubblicazione in coedizione con Pièdimosca edizioni che insieme alla curatela di Anna Maria Farabbi accoglierà in condivisione la poesia nella Collana Arca
Book Pride 2022. Intervista di Luisa Longobucco di Radio Sherwood/Gemini Network a Rossana Di Fazio e Margherita Marcheselli dell’Enciclopediadelledonne.it, Angela Di Luciano e Ilaria Baldini di VandA edizioni e Raffaella Polverini di Al3vie
Indomabile me. E la suggestione di involucro che serra come in una prigione diventa inquieta zebratura agitata dal vento. Indomabile me, acquarello di Sara Fruet, che credo meglio non potrebbe accompagnare la testimonianza della sua vita di giovane donna stravolta dall’anoressia e del doloroso percorso che pur l’ha portata infine a scoprire “che la felicità non uccide”.
I
Una testimonianza che è stato “il seme” dal quale è nato l’interessantissimo lavoro di Anna Maria Farabbi sui disturbi alimentari. “L’arte tra bocca e cibo, peso corporeo e peso della parola” (editore Al3vie). Un contributo davvero nuovo e che credo molto possa offrire a chi attraversa il dramma del disturbo alimentare. Bulimia e anoressia, facce della stessa medaglia, malattie della società dell’opulenza, dei tempi moderni… Questione delicatissima e grave che non può lasciarci indifferenti: secondo le ultime statistiche, solo nel nostro paese sono circa tre milioni le persone che ne soffrono. E sono soprattutto adolescenti, in stragrande maggioranza donne, e fra gli adolescenti questo male è una delle principali cause di morte.
Anna Maria Farabbi è poeta, narratrice, saggista, traduttrice. E’ soprattutto poeta, e il suo progetto non poteva che attraversare il linguaggio dell’arte. “Nessuna impostazione clinica”, spiega.
“Ho concepito l’opera come una ruota”. Una ruota con dieci raggi, ogni raggio è un artista, lei compresa, che “nella sua arte porge il suo rapporto con questa problematica”.
In questa “orizzontalità circolare” dove non esistono gerarchie, intervengono una filosofa, un poeta, un docente di Etnomusicologia, una pittrice, un regista, una ballerina, uno scultore, un fotografo, un fumettista, una narratrice… ognuno con la propria testimonianza, diretta o di osservatore. Tutto tessuto dall’esperienza di incontro con persone in sofferenza (e non solo a proposito di disturbi alimentari) con le quali Anna Maria Farabbi ha lavorato, ché “la poesia, più propriamente il canto, l’approccio poetico alla vita e a ogni sua relazione… riescono a toccare interiormente l’altra creatura, soprattutto quando questa si trova in difficile, drammatica o tragica condizione esistenziale”.
E l’approccio poetico alla vita e alle relazioni di ogni sguardo d’artista affolla di umanità questo libro corale. Impossibile da riassumere… L’invito è a sfogliare pagina dopo pagina le voci, che sul limite della ruota disegnata da Anna Maria Farabbi appaiono come nella proiezione di una lanterna magica, ciascuno col proprio respiro… Così, Paola Bianchini, che è filosofa e psicoterapeuta, squarcia la ferita identitaria da cui nasce il disturbo, che del corpo si serve per manifestare il disagio. E invita ad allearsi piuttosto con la vita. Cosa guardate /della mia dissolvenza? Cosa vedete/ della rinuncia che sono? / Ogni volta piagata, piegata/ a gettare fuori il cibo:/ un rifiuto che rinneghi. / le tue forme: ecco il giudizio/ e nessuno specchio in casa… E’ Marco Bellini che, cercando versi per esprimere la dignità del dolore, offre la sua parola poetica. Arriva poi la sorpresa di un canto popolare, “La cena della sposa”, offerto nelle sue varianti regionali da Giancarlo Palombini, e che si estende fino alle radici consumistiche, bulimiche, del nostro sistema occidentale. Che cenerà la sposa le dieci sere? “Dieci scatole di confetti/ per saziar li sposi a-l-letti/Nove cuppie di buon pane / per saziare un borgo sano,/.. otto mazzi di radice.. sette vacche ben cornute… sei castroni ben lanuti/ cinque porci ben cingiuti / quattro lepre che van saltando… Una nenia che lascia il posto al drammatico, coraggioso racconto della pittrice Sara Fruet che (“tu mi stai uccidendo e io per sopravvivere ti uccido”) trasmuta nella forma nutriente dei colori. E poi lo sguardo diMarco Pozzi, regista di Maledimiele, a dirci della dispercezione di sé… sorpreso dalle immagini devastanti ma al tempo stesso con grande potere di seduzione delle foto di giovani donne che una ragazza “allungava e strecciava come fossero le statue di Giacometti. Qualcosa che era vicino all’arte”. E poi il peso danzante di Mary Garret, testimone di come il disturbo alimentare possa essere indotto dalla pressione dell’ambiente intorno. E cosa ci si aspetta da una ballerina, se non essere di piuma… Ancora, la tensione espressiva delle sculture di Piero Marchese, che è anche educatore, e nella mescolanza di umano e animalesco fa intravedere dolore e infelicità di chi pensa di non poter reggere il confronto con le icone della bellezza, nel nostro mondo di culturalmente bulimici…
Si è ancora inquieti difronte a tali immagini, che compare la fotografia di Alberto Terrile a scegliere la via della “condescensio passionis”, la discesa in una sofferenza condivisa, per donarci il ritratto di una madre che ha perso la figlia. Arrivi senza fiato alla “scarnificazione della gioia” nel lavoro sull’anoressia di Ludovic Debeurme, autore di graphic novel. Che con “Lucille”, e la sua scrittura disegnata che non ha bisogno di colori, “ho voluto affrontare il significato dell’insieme delle relazioni e della loro fragilità”. La tristezza “greve” che spoglia giorno dopo giorno la persona anoressica. Elvira Aglini, infine, narratrice, generosa testimone del percorso seguito grazie al progetto ospitato dall’associazione Il Pellicano, spazio di testimonianza creato e condotto appunto da Anna Maria Farabbi. E a ogni incontro la domanda era: quando si nominerà la bestia?
A margine di ogni intervento, un QR code e un link è la porta d’ingresso ad approfondimenti multimediali. Foto, quadri, una scultura, voci, un film, a riannodare fili, per aiutare, anche, ad avere fiducia nella guarigione da un male così complesso e grave. Il cibo e la parola, dunque. Il cibo, “ponte di nutrimento comunicativo a partire dall’apertura della bocca verso la madremammella chiedendo il latte di esistenza”; e la parola, che, se non udita, può trasmutare in urlo silenzioso di dolore.
Disturbi alimentari. Al3vie apre prospettive e testimonianze attraverso l’arte
Una tematica delicata e complessa che sempre di più, soprattutto in questo momento di forte disagio sociale, riguarda giovani e giovanissimi.
anna maria farabbi ha lavorato per quasi due anni ad un’opera corale che si apre ad altri affacci passando attraverso testimonianze personali e artistiche di notevole intensità. La stessa autrice afferma: “Le radici del mio progetto sono state immediatamente nitide: nessuna impostazione clinica. Ho concepito l’opera come una ruota”.
Undici artisti e artiste, compresa la curatrice, convergono nella loro differenza identitaria e di ricerca espressiva: pronunciano la loro testimonianza artistica e esistenziale. L’arte fa girare la ruota in un viaggio plurale e al tempo stesso unitario, che entra nei disturbi del comportamento alimentare.
In ordine di presentazione: Paola Bianchini, filosofa, psicologa, psicoterapeuta. Marco Bellini, poeta. Giancarlo Palombini, docente di Etnomusicologia. Sara Fruet, pittrice, medico coaching alimentare e biodinamica craniosacrale. Marco Pozzi, regista cinematografico. Mariafrancesca Garritano, ballerina. Pietro Marchese, scultore e insegnante. Alberto Terrile, fotografo. Ludovic Debeurme, fumettista, pittore e illustrator. Elvira Aglini, narratrice.
Oltre a questa ruota cartacea, che viaggerà tra le mani, Anna Maria Farabbi ne ha concepita un’altra in parallelo e in approfondimento multimediale. Suoni, immagini, foto, quadri, voci, un film, tesseranno le maglie in fili e nodi. Sarà un modo per significare il progetto davvero con tutti gli ingredienti artistici di cui ha natura. Nel libro, una piccola impronta, quella specie di labirinto chiamato QR code e il link ne saranno la porta d’ingresso.
Sinossi
L’inizio del cibo e la grammatica relazionale a tavola. Mangiavo da sola. Eccetto la domenica. Mi lasciavano il piatto preparato sull’angolo della tavola accanto alla finestra. La bottiglia di acqua davanti al vuoto circolare del bicchiere. Le briciole sulla tovaglia come una semina metafisica di pane. Gli altri della famiglia si erano già alzati, i maschi grandi a coricarsi, le donne in cucina a lavare, asciugare, riporre in frigo il cibo avanzato. La domenica, tutti insieme, davanti a molto cibo, parlavano di clienti, di lavoro, del fare. Io zitta.
anna maria farabbi
Estratti dal testo
Mangiare da soli, secondo me, non genera di per sé alcuna mancanza o sensazione di non compiutezza. Il cuneo della mia riflessione sta in come si mangia quando si è insieme. Che consistenza ha la comunicazione attorno alla tavola. Quale parola. Quale intenzione, tensione, aspettativa, ci sono dietro alla parola e al tacere. Quanto e se si mantiene l’energia cerimoniale della condivisione e la consapevolezza della preziosità del cibo. Quanto significhiamo il cibo come fondamentale anello comunicativo, generativo, tra il nostro piccolo io e il grande noi, inteso come ecosistema.
Il corpo della persona sofferente, la sua lingua (che fa parte del suo corpo naturalmente), compiono una sottrazione sociale, più o meno consapevolmente. Sono apparentemente presenti al mondo, ma interiormente allontanati. Lesi. Il ritiro graduale si manifesta proprio nella relazione cibo e lingua, in una pratica rituale di astensione, di rifiuto di contatto: vegliando e osservando con una tensione difensiva e autoprotettiva.
Note sulla curatrice
anna maria farabbi ha pubblicato per Al3vie, nel 2021, Louise Michel, è che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica, e Il canto dell’altalena. L’oscillazione della figura tra il gioco e il mito seguita da La tela di Penelope, opera in coedizione con Pièdimosca edizioni. Per Kaba edizioni ha pubblicato nel 2013, Caro diario azzurro. Ha collaborato con il progetto Leggimileggi e dirige la collana Gocce nella quale è stata pubblicata la sua opera La notte fosforescente.
La puntata del 19 aprile 2021 è stata dedicata a due grandi anarchiche femministe: Louise Michel ed Emma Goldman. Anna Maria Farabbi, curatrice del libro “È che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica”, Al3vie edizioni, ci fa un ritratto completo di Louise Michel, della sua personalità, del suo pensiero, della sua scrittura; nella seconda parte di trasmissione, ci avviciniamo a Emma Goldman attraverso alcuni suoi scritti, letti per noi da Marta Marangoni del Collettivo Amleta; l’artista scelta oggi da Clarice Trombella per la sua rubrica musicale è la grande cantante blues Ma Rainey.
Louise Michel, la “grande dama francese dell’anarchia”. E Maria Farabbi ce la racconta. “Ho creduto necessario portare questo fuoco femminile in Italia, peraltro ancora troppo poco conosciuto, quanto mai attuale e stimolante in un clima di confusione, decadenza e svilimento generale”.
è che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica
Disponibile dal 18 Marzo in formato cartaceo e ebook, anche in francese e a breve in inglese
Al3viE porge il suo primo lavoro, il libro Louise Michel, è che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica, con un progetto internazionale, il testo è stato tradotto in francese e in inglese, e con una testimonianza etica importante che irradia più fronti, dal sociale, all’artistico, all’antropologico.
In questa opera, una prima riedizione che continua l’importante lavoro fatto nel 2017 dalla casa editrice Il Ponte editore, la poetessa Anna Maria Farabbi, curatrice della stessa, presenta un ritratto completo di Louise Michel, della sua personalità, di tutta la sua estensione artistica, del suo pensiero, della sua scrittura: la narrativa, le poesie e i carteggi con Victor Hugo e la madre.
Un capitolo è stato dedicato all’esperienza vissuta da Louise Michel nella Comune francese, movimento rivoluzionario popolare che sconvolse la Francia nel 1871 e di cui si celebreranno il 18 marzo 2021 i 150 anni.
Nasce oggi lunedì 15 marzo la casa editrice AL3viE, marchio Kaba edizioni. Il momento storico è particolarmente difficile e ancora più sentito, forse, è il bisogno di guardare oltre con fiducia e con il desiderio di un forte impegno sociale.
Un progetto di viandanza che si apre alla narrativa, alla saggistica, alle traduzioni e alla poesia. Diramando in paesi anglofoni e francofoni, nel cartaceo e nel digitale le vie scelte.
Perché il 3
Alcune pubblicazioni saranno disponibili:
nella versione cartacea e nel formato digitale eBook e audio-eBook (testo e voce, voce e musica). I contenuti multimediali audio e video saranno scaricabili dal nostro sito anche per chi acquista il libro o l’ebook classico.
Appuntamento il 13 settembre a Villa Ida alle 18 con Maurizio Cucchi ad illustrare l’opera di Stelio Carnevali: al maestro Gianni Crugnola sono affidati gli intermezzi musicali. Ingresso libero
Maurizio Cucchi, tra i principali autori della poesia contemporanea, anzi, da molti indicato come “il” principale autore, sarà presente venerdì 13 settembre alle ore 18, presso la Villa Ida di Cocquio Trevisago (Via Marconi, 1).
Cucchi presenterà il libro: “Splende il fuoco bianco della parola” del poeta e scrittore Stelio Carnevali, a cura di Anna Maria Farabbi per le edizioni Al3viE-pièdimosca. Al maestro Gianni Crugnola è affidato un momento musicale con l’esecuzione di brani classici quale sottofondo alle letture dei testi.
Al termine, tutti insieme, si leveranno i calici alla dea… Calliope! Ad organizzare l’evento è Menta e Rosmarino. Ingresso gratuito.
“Ho cercato con attenta, inevitabile, sottrazione – scrive Anna Maria Farabbi, curatrice del volume – di significare la poesia di Stelio Carnevali, individuando i testi maturi in cui la sua identità lirica si offre con nitore, pregnanza, pulizia. La sua poesia sorge da uno stile apparentemente voltato al passato. Tuttavia, riesce a modularsi con carattere personale dentro cui accende e compone una successione narrativa, attraverso un lirismo ritmato in grado di essenzializzarne i cardini fondamentali”.
Stelio Carnevali è nato a Bagnolo San Vito (MN) nel 1940. Nel 1964 suoi quindici testi, raccolti sotto il nome Poesia come pane, escono grazie a Mario Artioli per il primo numero della rivista Il Portico. Nel 1976 Alberto Cappi inserisce sue poesie nell’antologia Le proporzioni poetiche, 2, a cura di Domenico Cara. Pubblica poi un’edizione ampliata di Poesia come pane (1992), Kalùbria (1995), In disparte (1998), L’altra stanza (1999) e Scritture peregrine (2001). Nel 1999 Maurizio Cucchi pubblica in Specchio della Stampa la poesia Tina e nel 2001 Una parlata bianca, poi ripresa nell’omonima raccolta uscita per Editoriale Sometti nel 2002, con presentazione di Alberto Cappi. Vari suoi testi escono anche in La Bottega di poesia di Maurizio Cucchi ne la Repubblica Milano.
Nel 2014, in collaborazione con Vladimiro Bertazzoni, pubblica La morte ne infranse il volo, quasi una biografia del musicista mantovano Aldo Ottolenghi. Tra il 2015 e il 2020 pubblica tre volumi dedicati al pittore milanese Franco Rognoni. Tra il 2022 e il 2024 pubblica per FUOCOfuochino È notte e con la notte una voce, Per mani esperte d’altro e Anguria Blues.
Nel maggio 2024, nel corso del Premio di Poesia Terra di Virgilio, decima edizione, riceve il Premio Alberto Cappi alla carriera. Splende il fuoco bianco della parola esce nel giugno 2024 nella collana Arca diretta da Anna Maria Farabbi, in coedizione Al3viE-pièdimosca.
PERUGIA Riprendono gli incontri a POPUP, libreria indipendente e spazio culturale e sociale in piazza Birago, a Perugia. Domani …
PERUGIA Riprendono gli incontri a POPUP, libreria indipendente e spazio culturale e sociale in piazza Birago, a Perugia. Domani …
PERUGIA Riprendono gli incontri a POPUP, libreria indipendente e spazio culturale e sociale in piazza Birago, a Perugia. Domani alle 18.30, il poeta Stelio Carnevali presenterà la sua
nuova raccolta “Splende il fuoco bianco della parola“ (coedizione al3vie / pièdimosca edizioni), in
dialogo con Anna Maria Farabbi, curatrice della collana Arca di cui il volume del poeta