Disturbi alimentari. Al3vie apre prospettive e testimonianze attraverso l’arte
Una tematica delicata e complessa che sempre di più, soprattutto in questo momento di forte disagio sociale, riguarda giovani e giovanissimi.
anna maria farabbi ha lavorato per quasi due anni ad un’opera corale che si apre ad altri affacci passando attraverso testimonianze personali e artistiche di notevole intensità. La stessa autrice afferma: “Le radici del mio progetto sono state immediatamente nitide: nessuna impostazione clinica. Ho concepito l’opera come una ruota”.
Undici artisti e artiste, compresa la curatrice, convergono nella loro differenza identitaria e di ricerca espressiva: pronunciano la loro testimonianza artistica e esistenziale. L’arte fa girare la ruota in un viaggio plurale e al tempo stesso unitario, che entra nei disturbi del comportamento alimentare.
In ordine di presentazione: Paola Bianchini, filosofa, psicologa, psicoterapeuta. Marco Bellini, poeta. Giancarlo Palombini, docente di Etnomusicologia. Sara Fruet, pittrice, medico coaching alimentare e biodinamica craniosacrale. Marco Pozzi, regista cinematografico. Mariafrancesca Garritano, ballerina. Pietro Marchese, scultore e insegnante. Alberto Terrile, fotografo. Ludovic Debeurme, fumettista, pittore e illustrator. Elvira Aglini, narratrice.
Oltre a questa ruota cartacea, che viaggerà tra le mani, Anna Maria Farabbi ne ha concepita un’altra in parallelo e in approfondimento multimediale. Suoni, immagini, foto, quadri, voci, un film, tesseranno le maglie in fili e nodi. Sarà un modo per significare il progetto davvero con tutti gli ingredienti artistici di cui ha natura. Nel libro, una piccola impronta, quella specie di labirinto chiamato QR code e il link ne saranno la porta d’ingresso.
Sinossi
L’inizio del cibo e la grammatica relazionale a tavola. Mangiavo da sola. Eccetto la domenica. Mi lasciavano il piatto preparato sull’angolo della tavola accanto alla finestra. La bottiglia di acqua davanti al vuoto circolare del bicchiere. Le briciole sulla tovaglia come una semina metafisica di pane. Gli altri della famiglia si erano già alzati, i maschi grandi a coricarsi, le donne in cucina a lavare, asciugare, riporre in frigo il cibo avanzato. La domenica, tutti insieme, davanti a molto cibo, parlavano di clienti, di lavoro, del fare. Io zitta.
anna maria farabbi
Estratti dal testo
Mangiare da soli, secondo me, non genera di per sé alcuna mancanza o sensazione di non compiutezza. Il cuneo della mia riflessione sta in come si mangia quando si è insieme. Che consistenza ha la comunicazione attorno alla tavola. Quale parola. Quale intenzione, tensione, aspettativa, ci sono dietro alla parola e al tacere. Quanto e se si mantiene l’energia cerimoniale della condivisione e la consapevolezza della preziosità del cibo. Quanto significhiamo il cibo come fondamentale anello comunicativo, generativo, tra il nostro piccolo io e il grande noi, inteso come ecosistema.
Il corpo della persona sofferente, la sua lingua (che fa parte del suo corpo naturalmente), compiono una sottrazione sociale, più o meno consapevolmente. Sono apparentemente presenti al mondo, ma interiormente allontanati. Lesi. Il ritiro graduale si manifesta proprio nella relazione cibo e lingua, in una pratica rituale di astensione, di rifiuto di contatto: vegliando e osservando con una tensione difensiva e autoprotettiva.
Note sulla curatrice
anna maria farabbi ha pubblicato per Al3vie, nel 2021, Louise Michel, è che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica, e Il canto dell’altalena. L’oscillazione della figura tra il gioco e il mito seguita da La tela di Penelope, opera in coedizione con Pièdimosca edizioni. Per Kaba edizioni ha pubblicato nel 2013, Caro diario azzurro. Ha collaborato con il progetto Leggimileggi e dirige la collana Gocce nella quale è stata pubblicata la sua opera La notte fosforescente.